Situata in fondo alla mappa dell’Albania, sull’isola greca di Corfù, Butrinto vanta il titolo di primo sito albanese iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 1992.

Abitata fin dalla preistoria, Butrinto nel corso della sua lunga storia fu colonia greca e romana.

Parti della città furono ricostruite durante il V secolo aC e Butrinit prosperò durante l’impero bizantino prima di sopravvivere per un breve periodo sotto il dominio veneziano. Nel tardo medioevo, Butrinto fu saccheggiata dagli ottomani e abbandonata perché le nuove zone umide rendevano difficile il reinsediamento.

Oggi, i suoi numerosi resti archeologici testimoniano questo ricco passato. Un martello di pietra e un’asta, appartenenti alla seconda metà del II millennio aC, sono gli oggetti più antichi rinvenuti nel sito archeologico.

Butrinto fa parte delle fonti scritte dal VI secolo aC, quando l’antico storico greco Ecateo menzionò per la prima volta la città nella sua opera, scrivendo che Butrinto fu modellato su Troia. Secondo Ecateo, il nome originale di Butrinto, Butrotos, si riferisce al toro sacrificato dal principe troiano Enea sulla strada per Dodon. Nel primo periodo della sua storia, Butrinto ospitò le tribù Kaon, che furono successivamente incorporate nel regno dell’Epiro.

I primi scavi profondi di Butrinto e dei suoi dintorni furono effettuati dall’archeologo italiano Luigi Ugolini tra il 1926 e il 1936. Concentrando i suoi sforzi su Butrinto e sul vicino insediamento greco di Finik, Ugolini ha portato alla luce un vero e proprio scrigno di tesori: un battistero, una basilica, bagni pubblici, una palestra, porte, mura del castello, un tempio dedicato a Minerva, oltre a un numero significativo di case, oggetti e statuti di sabbia a testimonianza di una storia fertile.

Le radici greche e romane di Butrinto sono evidenti negli oggetti estremi trovati intorno all’anfiteatro: statue di Apollo, altra dea di Butrinto, ritratti di Agrippina, teste di Zeus e Livia, tra le tante epigrafi latine e greche.

Alcune torri costruite durante il periodo in cui i veneziani controllavano l’accesso a questo territorio sono sopravvissute fino ad oggi. Nelle vicinanze, i visitatori possono anche vedere il castello triangolare di Vivar, costruito da Ali Pasha Tepelena, un sovrano albanese ottomano, all’inizio del 1800.